BERTA VIVE

BERTA. CANTO ALLA TERRA

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Sono passati quattro anni dalla ‘siembra‘ di Berta.
Dal giorno in cui alcuni sicari l’hanno uccisa
sparandole nella sua abitazione a La Esperanza, in Honduras.

Alla figura di Berta stiamo dedicando un intenso lavoro di ricerca per la costruzione dello spettacolo
Berta. Canto alla terra,

che verrà presentato per la prima volta a Milano il prossimo 20 settembre,
alla XV edizione del FESTIVAL della BIODIVERSITA’

Accanto alla figura di Berta abbiamo camminato in questi mesi, ascoltandone la voce, intonando con lei il canto di lotta in difesa della nostra Terra, l’unica che abbiamo.

A 4 anni dalla sua siembra, Berta Vive!

 

BERTA. Canto alla terra

Un progetto di spettacolo di nudoecrudo teatro
Composizione e interpretazione Alessandra Pasi
Drammaturgia Franz Casanova
Canto Silvia Salamini
Fisarmonica Guido Baldoni
Chitarra Orazio Attanasio
Scena e Luci Rosa Lanzaro

suono Luca De Marinis
video Tommaso Pasi
uno spettacolo nato dal basso, grazie al sostegno di Berta Vive Comitato Milano
e con il sostegno in residenza presso Campsirago Residenza

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fotografia di Ivano De Pinto

Canto alla terra
Su una scena povera, spoglia, una donna si prende cura con fare materno di un mucchio di terra. A mani nude lo pulisce, accudisce, lo prepara per un’imminente semina, forse. Gli parla con dolcezza, lo accarezza. Lo veglia come una madre veglierebbe la sua creatura appena venuta al mondo. O appena uscitane.
Forse questa veglia è una veglia funebre, questo cumulo di terra un tumulo, il soffice sudario che ricopre l’amata figlia, ammazzata da mani ignote nella sua abitazione.
O forse questo parto, questa dipartita, sono, in realtà, un ritorno a casa.
Più che un monologo, ‘BERTA_canto alla terra’ è l’immaginario e impossibile dialogo di una madre, della madre, con la figlia. La confidenza, da madre a figlia, della smodata e dolorosa gioia della maternità, della dura lotta per proteggere le proprie creature e per imparare a lasciarle crescere, andare. Ma anche la curiosità, l’ammirazione, l’amore materno per l’esistenza esemplare della figlia, consacrata alla lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulla donna, sulla natura, e sacrificata sull’altare del profitto.
Piangendo e parlando, ridendo e cantando, la madre dipinge un ritratto della figlia, ci trascina dentro la vita della ‘luchadora’ Berta Càceres, illuminandone lo straordinario coraggio, la lucida capacità di analisi, il costante impegno in difesa degli oppressi, l’estrema determinazione, ma anche l’umiltà, la voglia di vivere, la gioia di amare.
La musica della fisarmonica ed il canto fanno da contrappunto a questa narrazione lirica mentre la voce della radio, importantissimo strumento di informazione e comunicazione delle comunità indigene e contadine, scandisce il tempo storico degli avvenimenti. Con flashback e anticipazioni si fa veicolo di una storia che, ben presto, si proietta oltre i confini del povero e violento paese centramericano, coinvolgendo attori ed interessi internazionali e chiamando in causa tutti noi.
Poco a poco, inaspettatamente, la figura di Berta si delinea non solo come quella di un’attivista ambientalista, una militante femminista, una martire indigena e popolare, ma, appunto, come una “defensora de la Madre Tierra”, custode di rituali e forme di religiosità ancestrali che ricongiungono lo spirito alla materia, l’umanità alla natura, la vita alla morte.
Berta non difendeva solo l’ambiente, il fiume, i territori indigeni dallo sfruttamento, dall’avvelenamento, dall’estrattivismo.
Berta difendeva l’anima del mondo, la terra su cui e di cui viviamo, nostra madre.
L’unica che abbiamo.

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Honduras 3 marzo 2016.
All’alba Berta Càceres, “defensora de la Madre Tierra”, leader indigena, Premio Goldman per l’Ambiente, è assassinata nella sua abitazione di La Esperanza.  Per anni ha ricevuto costanti persecuzioni e minacce per la sua instancabile attività di contrasto ai progetti di sfruttamento ed estrazione nei territori ancestrali indigeni.
Per questo la Commissione Interamericana dei Diritti Umani ha ordinato misure di tutela per la sua vita.
La notte in cui viene uccisa, però, non c’è nessuno a proteggerla.

Le indigene e gli indigeni, le compagne e i compagni di Berta chiamano il giorno della sua morte “la Siembra”, la Semina.  Il giorno in cui Berta torna all’amata terra, per fecondarla con il suo sacrificio, moltiplicata in milioni di semi perché attecchiscano e germoglino nelle coscienze delle donne e degli uomini.
Uniamo la nostra voce a quella della moltitudine che chiede verità e giustizia per Berta e per il pianeta.
Intoniamo un canto delicato per ricordare con struggente determinazione che la terra su cui e di cui viviamo è nostra madre, l’unica che abbiamo.
Su impulso del Comitato Berta Vive Milano, NUDOECRUDO TEATRO mette il primo seme per uno spettacolo che debutterà nel giugni 2019, dopo un percorso di costruzione e produzione dal basso al quale chiama tutte e tutti a partecipare.