La Città (Horror Vacui) // The City (Horror Vacui)

da “La città” di Armin Greder ed. Orecchio Acerbo 2009
composizione Alessandra Pasi
suono Luca De Marinis
scena Marco Preatoni
voce Franz Casanova, Alessandra Pasi, Diego Pleuteri
cura Luigi Caramia
con il sostegno di Spazio Off – Trento, Regione Lombardia – Progetto NEXT

La Città mi sembrava la giusta metafora per raccontare la vita, e la possibilità che abbiamo di viverla o di averne paura. (Armin Greder)

Uno spettacolo sottovoce, tutto dentro all’orecchio dello spettatore.
Si resta in ascolto di una storia struggente, attraverso le cuffie.
Un testo intimo, che travolge come una hit techno.
L’assillo di una voce bambina.
La scena muta, inesorabile.
Sul palco, un teatrino che ricorda quello delle marionette.
La luce rifrange, si scompone, abbacina.
Non corpi, né marionette.
Piuttosto icone di corpi.
Nell’assenza, la presenza
Nell’oggetto senza vita, la rappresentazione di una vita.
Horror vacui.
Riempire completamente un’esistenza, un tempo.
Non lasciare spazio ad altro.

La Città è la storia del rapporto tra una Madre ed un Figlio, all’incrocio tra amore e possesso, protezione ed ossessione.
Cosa avviene quando in un’esistenza totalmente riempita dalle attenzioni di un amore unico ed assoluto, fa irruzione il vuoto?
La Città segna la seconda tappa di un progetto di ricerca che coniuga il lavoro sonoro, la ricerca vocale e la scenotecnica per la creazione di una nuova forma di narrazione. Una narrazione basata su di una scrittura scenica e sonora a più dimensioni, che investe i corpi degli attori, le luci e la scenotecnica, che avvolge lo spettatore con le voci degli oggetti di scena, i rumori degli attori, le parole suonate e che si muove attorno e dentro a lui.

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from “The City” by Armin Greder, Orecchio Acerbo Editions, 2009
composition Alessandra Pasi
sound Luca De Marinis, Mauro Maccarini
scene Marco Preatoni
voice Franz Casanova, Alessandra Pasi, Diego Pleuteri

The City seemed to me the right metaphor to tell life, and the chance we have to live it or to be afraid of it. (Armin Greder)

This is a show in a whisper, all inside the audience’s ear.
A show where to listen to a harrowing story, through headphones.
An intimate work, overwhelming like a techno hit.
A nagging childish voice.
The silent scene.
On the stage, a small theatre reminding a puppet theatre.
Light refracts, breaks down, dazzles.
No puppets. No bodies.
Rather icons of bodies.
In the absence , the presence.
In the lifeless objects, the representation of a life.
Horror vacui. Totally filling an existence, a time.
No space for anything else.
Between love and possession, protection and obsession, the relationship between a Mother and a Son. The story of a mother who tries obsessively to protect her son from the obscure and dangerous City, full of fascinating women and men who may push him away from her forever, who may sever the tie that binds each other.
A story of loneliness and exclusion.